martedì 30 settembre 2014

I nostri motivi


El camino para conseguir lo que buscamos no siempre es fácil.
A veces sentimos que nos equivocamos, a veces entre lo que está bien y lo que está mal hay una línea demasiado fina.
Sin embargo, todo es mucho más fácil: sólo hay que volverse a preguntar por los motivos que nos impulsaron a seguir adelante, porque sólo siendo consientes de lo que de verdad queremos, encontramos las razones para hacer lo que hacemos.
La señora, episodio 24.

La strada per ottenere ciò che cerchiamo non sempre è facile.
A volte ci rendiamo conto che ci stiamo sbagliando, a volte tra il bene e il male c'è una linea troppo sottile.
Ciò nonostante tutto è molto più semplice: bisogna solo tornare a chiedersi quali furono i motivi che ci spinsero ad andare avanti, perché solo essendo coscienti di ciò che in realtà vogliamo, troviamo le ragioni per andare avanti.

Epifanie


Erano le 8.13 del 21 febbraio 2014 quando lessi la frase che avrebbe cambiato la mia vita radicalmente. Avevo tra le mani il libro di Larry Winget, Sta' zitto, smettila di lamentarti e datti una mossa, quando ricevetti il calcio nel sedere di cui l'autore parlava nella prefazione. Sì, certo, potrei dirlo in modo più elegante: ebbi un'epifania, un'accecante rivelazione che mi avrebbe trasformata, ma la sostanza non cambia, la scossa di cui avevo bisogno era provvidenzialmente arrivata.
Stavo andando, come ogni giorno, al lavoro in autobus, quando compresi che nulla sarebbe più stato come lo era fino a quel momento. Un istante prima ero assorta nella lettura e un istante dopo tutto era cambiato. Se consideravo la cosa dal punto di vista spaziale appariva ancora più assurda. Ero seduta sull'autobus nel suo consueto tragitto e se mi fossi guardata indietro avrei visto che qualche metro prima c'era una persona e ora, qualche metro più avanti ero diventata un'altra...e per il solo effetto di una frase. Certo, dovevo ammettere, che la lettura di quel libro miracoloso mi aveva preparato nelle pagine e nei giorni precedenti a dei cambiamenti. Continuavo a pensare che forse la rivelazione non sarebbe stata tale senza questa opportuna preparazione, ma comunque era tutto di una potenza sorprendete e senza precedenti. Avevo sottolineato molte frasi interessanti su cui avevo costruito nuove idee, propositi e nuovi atteggiamenti. Pensavo che le avrei rilette e ne avrei tratto nuova forza, ma ora di quella frase avrei dovuto far qualcosa di più che sottolinearla, avrei dovuto scriverla a caratteri cubitali nella mia vita, inciderla sulla pelle forse. Ma no, non ce n'era bisogno: era lì, indelebile nel cuore e marchiata nella mente. 
Mi chiedevo se il senso di quella frase non mi fosse già stato detto precedentemente e io non lo avessi colto. Era probabile, ma ormai non importava. Finalmente lo avevo capito. Forse ogni cosa letta e accaduta prima mi aveva preparato a quel momento, quel singolo e forte istante.
Dovetti fermarmi e chiudere il libro, anzi il tablet dove stavo leggendo il mio ebook,  per darmi il tempo di metabolizzare quanto avevo appena capito. Non sapevo ancora quando avrei potuto riprendere la lettura né di quanto tempo avrei avuto bisogno per metabolizzare l'entità di quella affermazione nascosta tra molte parole e molte pagine. 
Cominciai a scrivere le impressioni che ora state leggendo, ma non avevo la benché minima idea di come avrei potuto riempire le pagine successive. Di una cosa però ero certa: che se fossi riuscita a riempirle avrei scritto qualcosa di sensazionale, di ineguagliabile. Era ovvio che così sarebbe stato perché non ero più la persona di prima, né più volevo esserlo.
Ciò che avevo appena letto era di una semplicità sconvolgente. Come ogni cosa vera, profonda e bella era anche semplice, semplice in modo disarmante.
So che vi state chiedendo con curiosità ed impazienza cosa avessi letto di tale portata. Ma, vi assicuro, che non è così importante cosa ho letto, ma il fatto che ciò mi abbia cambiato la vita.
Era come se due scaglie fossero cadute dai miei occhi miopi e che ora vedessi che accanto a me c'era una fortezza che avevo costruito, ma che fino a quel momento era stata invisibile. Un'enorme costruzione che avevo impiegato anni ad erigere, forte e massiccia e, oserei dire, che aveva anche un certo fascino, ma completamente inutile.
Tutta quella fatica e tutti quegli anni per costruire qualcosa di assolutamente inutile! Ora avrei dovuto demolirla e costruire in modo completamente diverso, una struttura più snella, certo carina, anzi bella, ma più reale. Non un castello delle favole, ma una casa in cui abitare, sicuramente confortevole, ma anche pratica.
L'avrei costruita nelle pagine bianche della mia vita futura, pagine che qualcuno avrebbe poi letto riempite di parole e frasi fatte di un inchiostro sicuro.
Ma prima di iniziare un nuovo progetto mi chiedevo se ci sarebbero state altre epifanie di tale sconvolgente entità. La risposta che mi davo è che ce ne sarebbero state sicuramente, ed in tutta onestà me le auguravo pure. Non volevo più passare una vita miope, ma desideravo che ogni giorno di più la mia visione delle cose, del mondo, delle persone e di me stessa fosse sempre più nitida.
Auguro anche a voi tante epifanie, tanti calci nel sedere perché solo così vedrete ciò che ora nemmeno sapete esistere.

mercoledì 24 settembre 2014

“Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo”.

“Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo”.

Questa è una delle molte frasi carine e divertenti che ho trovato leggendo L’ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafón. La lettura di questo romanzo mi ha appassionata. Vi ho trovato numerosi spunti di riflessione. Lo stile è ricercato e, al tempo stesso, scorrevole.
438 pagine bruciate in pochi giorni, troppo pochi. Uno di quei libri a cui pensi anche quando cammini per la strada o sei impegnato in altre faccende. Ti domani come andrà a finire la vicenda narrata, anzi le due vicende parallele che si sviluppano tra un passato non del tutto trascorso e un presente non ancora completamente delineato.
Pagine che ci tengono compagnia per ore la notte con la voglia che i misteri siano svelati. Chiuderemo il libro solo quando le nostre palpebre saranno troppo pesanti e i nostri occhi troppo stanchi per continuare, ma con il desiderio che arrivi presto il momento in cui verremo nuovamente rapiti dall’intreccio.
E allora non permettiamo mai che i nostri cervelli vadano in letargo, ma leggiamo perché, mentre sfogliamo le pagine, le lettere morte riprendono vita e noi con loro.

Se...

Oggi ho letto una di quelle tante pubblicità che compaiono su Facebook sui prodotti dimagranti miracolosi usati dalle star di turno. Questa volta si parlava di Belen. Tralasciando la sempre maggiore presa in giro di queste pubblicità, vorrei fare una piccola considerazione sui commenti delle numerosissime persone che colgono ogni occasione per dare aria alla penna, anzi alla tastiera.
A parte gli innumerevoli insulti e discriminazioni che popolano questi commenti, sono le chicche linguistiche che più mi attirano e ve ne propongo una sola, ma molto difficile da digerire.
Una signora ha scritto: “Se AVREI i soldi che ha Belen, anch’io sarei magra e bella”. E cosa posso dire ora?
Credo che sarebbe bello almeno saper formulare i propri desideri in un italiano corretto. Chissà, forse avrebbero maggiore possibilità di realizzarsi.

Non mi resta che esprimere un desiderio. Come vorrei che il congiuntivo FOSSE più utilizzato. Eh, se solo lo FOSSE…

domenica 21 settembre 2014

Nel nome della lirica

Di seguito un articolo che scrissi l'anno scorso:


Ho 32 anni e amo la lirica. Credo che essa sia la massima espressione di un'arte che sa conciliare armoniosamente musica, poesia e recitazione.
Devo comunque esprimere la mia più profonda indignazione per la regia di alcune opere alle quali ho assistito recentemente al Teatro la Fenice.
Tramutare il palcoscenico in un volgare postribolo, in nome di una presunta necessità di modernizzazione o forse con il mero scopo di avvicinare i giovani alla lirica, è davvero vergognoso. Infarcire il tutto con simulazioni esplicite di atti sessuali e spogliarelli è inaccettabile. Chi ha voglia di assistere a spettacoli porno frequenta altri luoghi e non un teatro che dovrebbe tenere alto il nome del Paese del bel canto. Mi chiedo quale sia l'opinione che noi italiani abbiamo di noi stessi e quale impressione vogliamo dare all'estero.
Atti di violenza, nonnismo e vandalismo non servono a dare un manto di modernità alla Carmen. Far morire la povera Violetta, non in un dignitoso letto, ma su un pavimento spoglio ai piedi di squallide impalcature, tra nylon e vasi di pittura non è un segno di innovazione, ma di una lettura completamente fuorviata e fuorviante della Traviata. 
Crediamo forse che tali opere non abbiano già una propria forza intrinseca capace di suggestionare lo spettatore? 
Come donna, infine, non posso non sentirmi offesa da una regia maschile che concepisce il corpo femminile come oggetto di soprusi, violazioni ed esibizionismo.
Auspico che presto si possa restituire al teatro lirico una rappresentazione classica e tradizionale, rispettosa della dignità degli autori e del pubblico.


sabato 20 settembre 2014

Libro o ebook?

Amo la tecnologia. Trovo estremamente utile e veloce avere accesso ad un'infinità di ebook in tutte le lingue e su qualsiasi argomento. Gli ebook sono spesso più economici della versione cartacea, posso scaricarli in pochi secondi sul mio tablet e cominciare subito a leggerli. Pochi grammi di dispositivo contengono intere biblioteche, mi permettono di sottolineare con un dito o con una touchpen e cancellare se sbaglio.
Ciò nonostante non riesco ancora a fare a meno del libro cartaceo, del piacere che si prova sfogliando le pagine, annusando l'odore della carta, sporcandosi le dita mentre si sottolinea con la matita o con l'evidenziatore.
La mia generazione ha avuto la fortuna di avere accesso ad entrambe le realtà. Sono contenta di sapere cosa significa osservare le pagine di un libro ingiallirsi mentre passa il tempo, vedere che diventa vissuto. Ho sentito il profumo dei libri nuovi cambiare mentre i giorni trascorrevano e io mi sporcavo le mani d'inchiostro mentre li studiavo. Da intonsi alcuni si sono scardinati; alcune pagine si sono scollate, altre hanno fatto le "orecchie".
Durante i miei viaggi ascolto audiolibri e leggo ebook, ma ogni tanto voglio ancora provare l'emozione di sentire le pagine di un libro tra le dita, vedere un arcobaleno di colori fluorescenti sulle mani sporche di evidenziatore e prendere appunti su un foglio con una penna che perde inchiostro. E che dire poi delle simpatiche bestioline bianco-giallastre che mangiano la carta?
Ho scritto i miei romanzi tra la carta e il computer e anche questi articoli nascono da note scritte qua e là su fogli volanti mentre viaggio in autobus o in vaporetto. Sono note piene di scarabocchi e correzioni che non hanno nulla a che vedere con i file ordinati e puliti scritti sul computer. Eppure adoro questi scarabocchi pieni di idee e anche nelle cancellature trovo spunti per nuovi pensieri. Tra quelle righe scartate c'è un processo di raffinamento, di lima alla ricerca di ciò che è stilisticamente più bello. Quello che invece cancelliamo da un file spesso è perso per sempre.

Da Windows a Mac

Passare da un computer Windows ad un Mac è come passare dalla guida a destra a quella a sinistra: si rischia di azionare i tergicristalli invece delle frecce di direzione.
La piccola crocetta per chiudere le finestre di dialogo era a destra e ora è a sinistra; i comandi di spegnimento del computer che si trovavano in basso ora sono in alto.
Inoltre, per continuare la metafora automobilistica, davanti al mio nuovo mac mi sembra di guidare una Ferrari andando appena a 50 all'ora. 
Come in tutte le cose ci vuole un po' di pratica e sicuramente, con il tempo, aumenterò la mia velocità riuscendo a sfruttare appieno le potenzialità della mia nuova Ferrari.