sabato 1 agosto 2015

La forza del destino

Sette minuti e mezzo di sinfonia; un’opera nell’opera è l’ouverture della Forza del destino di Giuseppe Verdi.
Archi e flauti - impetuosi i primi, dolci i secondi - introducono il tema dell’inesorabilità del destino al quale nessuno di noi può sfuggire.
C’è chi crede al destino e chi non ci crede, ma quando leggiamo un romanzo o, come in questo caso, ascoltiamo un’opera lirica, firmiamo un patto letterario in cui accettiamo di credere a tutto ciò che ci verrà raccontato, almeno per la durata stessa del racconto.
Quindi qui accettiamo inesorabilmente di cedere alla forza del destino. Ascoltando la sinfonia iniziale entriamo nel mondo in cui sarà la sorte a decidere la piega che prenderà la nostra vita. Una sorte spesso crudele, dura e impetuosa come la musica delle trombe e dei violini. Ma la vita ci concederà anche dei brevi e dolci momenti di tregua sulle note dei flauti.


Sei solenni squilli di tromba, seguiti da tormentati violini e subito la dolcezza dei flauti e dei violini acquietati. Poi riprende nuovamente l’alternanza impeto-dolcezza, preannunciando le due sostanze di cui è fatta la vita: inquietudine e pace.

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